LA MAMMA DI SAMUELE DE PAOLI HA TANTA RABBIA MA NON SI ARRENDE

Sonia Sorbelli è una madre disperata che vuole sapere la verità e chiede con forza giustizia per la morte di suo figlio

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Sonia Sorbelli (in FB Sonia Sonica) attraverso il social ha espresso tutto il suo dolore e rammarico per una vicenda, che sotto certi aspetti, rivela molte ombre che devono essere illuminate dalle indagini e dal buon senso della giustizia.

Dal suo comprensibile sfogo emerge soprattutto una domanda: perchè l’indagata non sia oggetto di misure restrittive vista la gravità delle accuse a lei rivolte.

Riportiamo integralmente l’intervista a Sonia realizzata da Umbriajournal.com

La mamma di Samuele De Paoli, urla la sua rabbia sui social, la nostra intervista

«Mi sono stufata di aspettare le indagini e la scientifica e tanto altro. Mio figlio è stato ucciso e dopo 9 mesi gente colpevole è libera ma di cosa vogliamo parlare……ragazzi tremate mi sono rotta i coglioni». E’ l’esternazione – nuda e cruda – di Sonia Sonica, mamma di Samuele De Paoli, il ragazzo di Bastia Umbra, trovato morto trovato cadavere il 28 aprile scorso in un campo, a Sant’Andrea delle Fratte.

Una trans brasiliana è tuttora indagata a piede libero. L’accusa che le rivolge il pubblico ministero che coordina l’indagine, Giuseppe Petrazzini, è omicidio preterintenzionale. I due, secondo quanto merso dalle indagini, si sarebbero poi appartati per consumare un rapporto. Il ventiduenne avrebbe aggredito la trans che per difendersi e sottrarsi alle botte, avrebbe afferrato il collo di Samuele, provocandone il decesso.  Il ventiduenne, secondo l’esame autoptico, eseguito dal professor Mauro Bacci e dal dottor Sergio Scalise, è morto per arresto cardiocircolatorio dovuto a un riflesso vagale. La famiglia di Samuele, assistita dagli avvocati Walter Biscotti e Brenda Ercolani, non si è mai arresa e chiede che gli investigatori facciano completa chiarezza su quanto è accaduto.

“Samuele era un bravo ragazzo, io mi sono fatta in quattro per crescere lui e i suoi fratelli. Eravamo felici tutti insieme, ero felice, poi ti arriva questa batosta. E adesso?” E’ la mamma di Samuele a dirlo al telefono, contattata da Umbria Journal.

Piangeva e mentre parlava diceva: “Io non sono più la stessa, non siamo più quelli di prima, il mio figlio più piccolo è quello che ne soffre di più, era il suo compagno di giochi e ora gli manca il fratello. Poi vede me che sono cambiata e sta male. Ma io non ce la faccio, sono disperata. Tutti a dirmi ‘Coraggio Sonia, coraggio’, ma non è facile. Ho perso un figlio, Samuele non c’è più. Lui non era cattivo, era un ragazzo buono, mi diceva tutto, non mi raccontava bugie, mi diceva sempre la verità, ecco perché non credo a quello che è successo. E se è successo Samuele si è trovato lì per sbaglio. Mi rispondeva sempre al telefono, mi mandava i messaggi e quando non mi ha risposto quella sera, alle 20.29, ho capito subito che stava succedendo qualcosa. E mi sono preoccupata. Mi aveva detto che sarebbe tornato”.

E poi continua: “Perché a me tutto questo, che ho fatto di male. Ho cresciuto tre figli da sola, sono 10 anni che sono separata e a loro ho sempre insegnato le buone maniere e le giuste regole e ho fatto sempre in modo che non si mettessero nei guai, o che non finissero in strade sbagliate. C’ero riuscita. ‘Brava Sonia – mi dicevano tutti -, hai tre figli splendidi’. Ero felice perché ero riuscita da sola a tirare su su tre figli bravi, giudiziosi”.

E parlando delle indagini poi dice: “Samuele ci manca, ma non capisco perché tutta questa lentezza nelle indagini. Loro sanno di sicuro e non lo vogliono dire, anche il suo amico di Perugia sa qualche cosa, ma perché? Le ho pensate tutte, una mamma le pensa tutte. Io credo che ci sia di mezzo una terza persona che stanno cercando. Io voglio vedere quelle immagini delle telecamere, dove si vede mio figlio, le voglio vedere tutte”.

La mamma di Samuele si domanda perché la trans sia ancora libera e continui a lavorare. “Nessuno dice nulla, perché è libera, non gli hanno dato nulla, né arresti domiciliari, né obbligo di firma, niente, è libera e continua fare il suo lavoro, mentre io mi dispero per un figlio che non ho più. Mio figlio non faceva uso di droga, non poteva comprarla, non aveva i soldi per farlo. I soldi che guadagnava li portava a casa e li dava a me per tirare avanti la famiglia. Se lui lo ha fatto è sicuramente per provare, perché tutti i giovani lo fanno, è normale fare nuove esperienze, ma il mio Samuele non si drogava, non lo faceva. Io, se lo avesse fatto, me ne sarei accorta. Sono sua madre e mi diceva tutto, non mentiva”.

E dopo aver scritto quel post ieri sera tutti hanno telefonato per farle coraggio: “Sono venuti gli amici di Samuele qui a casa a consolarmi e lo fanno spesso. Non siamo da soli, in tanti ci aiutano, ma il dolore che provo io è indescrivibile, e lo è ancora di più quando sai che ti hanno ammazzato un figlio in questo modo così brutale. Non sono più la stessa.

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