Tristezza e lodi per Sergio Marchionne

La malattia irreversibile di Sergio Marchionne ha destato sentimenti unanimi di dolore, rispetto e grande ammirazione per l'ex Ad e presidente di Fiat, Ferrari e FCA.

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Sergio Marchionne
Sergio Marchionne

Sergio Marchionne, (usando un gergo calcistico), ha risollevato la Fiat dalle pastoie della seri B, salvandola da un probabile fallimento per riportarla tra -le 7 sorelle- dei produttori mondiali automobilistici.

In primis ha tolto la Fiat dalla -mammella Italia- ed ha evitato che fossero gli italiani a sollevare le sorti della storica casa automobilistica torinese, come era accaduto spesso in passato.

In pochi anni il Top Manager ha fatto salire gli utili della Fiat del 500%, con strategie che hanno guardato oltre Italia e oceano, ovvero verso gli Usa con l’acquisizione della Crhysler.

Ha aumentato la qualità e l’innovazione dei modelli Fiat ridando uno slancio straordinario alle vendite in tutto il mondo.

Sergio Marchionne era un uomo coraggioso, ha saputo esprimere le proprie idee quando non era facile farlo, ha saputo imporre il suo stile da -visionario- incallito, tirando dritto per la strada delle sue idee e decisioni.

Un uomo e un manager che non amava troppo i riflettori su di sè ma ha saputo illuminare il marchio Fiat e Ferrari di successi commerciali che nel 2004, (anno del suo ingresso come Amministratore Delegato), sembravano impossibili da raggiungere.

Le parole di Franco Grande Stevens

“Per me era come un figlio, è diventato un fratello”. Franzo Grande Stevens, storico legale di Gianni Agnelli, ricorda così Sergio Marchionne, ricoverato in ospedale in condizioni definite irreversibili. “Gabetti ed io – spiega – avremmo potuto considerarlo per la nostra età un figlio (il mio primo ha solo quattro anni meno di lui) e invece divenne un nostro fratello che ci consultava ed insegnava che cosa vuol dire occuparsi del successo in una grande azienda”. “Il dolore per la sua malattia è indicibile”, aggiunge.”Quando dalla tv di Londra appresi il giovedì sera che egli era stato ricoverato a Zurigo, pensai purtroppo che fosse in periocolo di vita. Perché conoscevo la sua incapacità di sottrarsi al fumo continuo delle sigarette“, scrive in una lettera al Corriere della Sera. “Tuttavia, quando seppi che era soltanto un intervento alla spalla, sperai. Invece, come temevo, da Zurigo ebbi la conferma che i suoi polmoni erano stati aggrediti e capii che era vicino alla fine”.

“La sua scelta di amministratore delegato della Fiat (oggi Fca) è dovuta a Umberto Agnelli, che prima di morire raccomandò a Gabetti e a me di chiamarlo in azienda. Umberto aveva valutato Marchionne dai risultati eccezionali che aveva raggiunto lavorando per la Sgs, Société Générale de Surveillance, società di assicurazioni ginevrina”.

“Marchionne – conclude Grande Stevens – ha lasciato una società che ha raggiunto l’incredibile risultato dell’azzeramento del debito e l’avvio di una vita di successi. Mi auguro che sulla strada che egli ha tracciato, sul suo esempio, la Fca prosegua con gli stessi risultati”.

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