Le anomalie di questo Coronavirus.

Linea diretta con il Dottor Finamonti che approfondisce l'argomento

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Ci eravamo lasciati col dire che questo virus ha un comportamento insolito, infatti gli anticorpi anziché intervenire subito per difendere l’organismo dagli attacchi di un agente estraneo, arrivano tardi, anche 14-16 giorni dalla comparsa dei sintomi

Il SARS-CoV-2 rende consapevoli i ricercatori dei propri limiti.

Siamo di fronte ad un virus che scombussola tutte le conoscenze finora acquisite con le vecchie infezioni.

Questo virus ha sovvertito le regole seguendo strade diverse, ha un comportamento originale.

Un’altra stranezza è quella che in una fase della malattia da Covid-19, il paziente può mostrare contemporaneamente la presenza di virus e anticorpi; questo significa che la partita tra i due è ancora in corso e non essendo terminata bisogna andare ai tempi supplementari.

Sapevamo che nella risposta immunitaria prima arrivano gli anticorpi, cioè la traccia del passaggio del virus, di classe IgM e poi a poca distanza, quelli di classe IgG, in genere neutralizzanti.

Questo virus è specialista nel sopprimere e deviare la risposta immunitaria.

Nella guarigione da un’infezione virale, determinanti per sconfiggere l’agente infettivo sono i linfociti T, cellule che circolano nel nostro sistema e fanno da regia alle nostre attività difensive.

Possiamo ragionevolmente dire che per un periodo di tempo, quanto non si sa, questa persona resterà protetta da SARS-CoV-2 a patto che non abbia più il virus in se ed abbia un alto livello di anticorpi IgG, quelli neutralizzanti.

Le due classi di anticorpi compaiono con uno scarto di giorni gli uni dagli altri e non siamo certi di quanta protezione assicurano.

Domanda da cento milioni di dollari: una persona guarita da Covid-19 lo è per sempre?

Proprio per questo, visto che il virus è relativamente stabile, la ricerca del vaccino resta fondamentale. Infatti la risposta immunitaria non è solo basata sulla risposta di quegli anticorpi.

Noi ripeto, siamo alle prese con un virus relativamente stabile e questo è incoraggiante per lo studio di un vaccino.

I rari casi di reinfezione sono probabilmente legati al fatto che il virus non era realmente scomparso. I tamponi hanno purtroppo una percentuale di falsi negativi.

Alla domanda che mi chiede se i ricoverati di aprile sono meno gravi di quelli dei mesi precedenti perché c’è stata una eventuale attenuazione dell’aggressività del virus rispondo con un secco diniego.

Per essere ancora più chiaro chi ha già preso la malattia difficilmente corre il rischio di reinfettarsi se la malattia si è realmente esaurita.

Il coronavirus della SARS uccideva il 30% degli ospiti, si autolimitava e aveva la tendenza ad attenuarsi; questo ha un tasso di mortalità relativamente basso, ma si ritiene di non poter contare sulla sua generosità in termini di attenuazione.

L’arrivo in ospedale di pazienti meno gravi è probabilmente dovuto alla nuova fase della assistenza. Passati i primi momenti, dove c’è stato lo tsunami dei contagi, finita l’epidemia influenzale che ha creato ulteriore confusione e passato il tempo per acquisire nuovi dati su di un virus sconosciuto, la rete assistenziale si è organizzata e quindi le risposte diagnostiche e terapeutiche sono più adeguate.

Autorevole parere del Dott Moreno Finamonti, specialista in microbiologia e virologia, attualmente dirigente medico presso il laboratorio di analisi chimico cliniche e microbiologiche dell’ospedale di Orvieto, (TR).

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