L’ omaggio alla resurrezione del Teatro di Valerio Apice

Risorgi Teatro, conversazione con Valerio Apice

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Valerio Apice

 

L’omaggio alla resurrezione del Teatro di Valerio Apice attore e fondatore, insieme a Giulia Castellani, del  Teatro Laboratorio Isola di Confine crea, in tempo di teatri chiusi e cellulari accesi, quel brivido tra attore e spettatore, che inizia quando suona la campanella e si spengono i cellulari, e che riesce a far battere i cuori del pubblico all’unisono durante uno spettacolo dal vivo.

Uno degli ultimi spettacoli che ho visto è  Pulcinellesco di Valerio Apice, al Teatro Concordia di Marsciano, lo scorso febbraio. Valerio salutò il pubblico presente con un ringraziamento ai – resistenti all’amuchina –. Il talento di Valerio, nel monologo in maschera con quattro personaggi che raccontano la storia di Pulcinella mi sorprese, e ci salutammo con l’intenzione di rivederci alla replica al Teatro di Magione, occasione per parlare con Valerio e cogliere i segreti del suo Pulcinella. In attesa della resurrezione del Teatro, ho chiesto a Valerio di raccontare come vive la condizione di educatore senza scuola.

Valerio, il video e la poesia Risorgi Teatro mi hanno emozionato come se fossi lì ed ora. Come stai vivendo questo tempo sospeso e qual è il messaggio della poesia?

«Il risorgi è una sorta di reazione, è una via alla resurrezione non solo per il mio Teatro, ma anche per il Teatro di tutti, una sorta di preghiera pulcinellesca. Nasce da un impeto che unisce la mia esperienza di uomo di palcoscenico e da un eremitaggio nel quale io credo profondamente ».

 

Pulcinella, è una maschera di tradizione napoletana. Quali sono le tue origini e chi sono gli artisti  e maestri dello spettacolo che ti hanno ispirato?

«Nasco dalla tradizione napoletana dove ho “rubato” da maestri quali Leo De Berardinis,  Roberto De Simone, Enzo Moscato e diverse altre personalità. Ho sempre attinto dalla napoletanità – teatrale e umana – ma ho anche ricercato quello che, a partire da Stanislawskij, è stata considerata la scienza di un nuovo modo di vivere la nostra arte. Penso a Pulcinella come un pellegrino che attraversa la Tradizione senza perdere la dimensione della ricerca ».  

 

Lavori da anni sulla figura di Pulcinella. Quali sono gli artisti  che hanno contribuito alla tua creazione?

«Uno dei primi è stato lo spettacolo King Lear di Leo de Berardinis, che vidi nel 1997. In quel periodo cercavo dei punti di riferimento partendo dalla provincia, dove si subisce sempre una sorta di frustrazione. In Leo anche la parola diventava corpo,era una sorta di squarcio nel teso di Shakespeare. Leo mi folgorò con quella maschera che successivamente ho cercato di rendere dialogo tra testo e corpo».

Avete ospitato Eugenio Barba per dieci anni in Umbria, qual’ è il Vostro rapporto con uno dei più grandi registi viventi?

«Il rapporto con Eugeni Barba, provo a sintetizzarlo con due fatti, uno è la prefazione al nostro libro Il Villaggio del Teatro Laboratorio scuola comunità e, il prologo allo spettacolo  Pulcinellesco in cui Barba gioca con le parole come un bambino.

E’ proprio ai bambini che voglio dedicare questo tempo sospeso, con le letture che stiamo facendo in collaborazione con il Comune di Todi e di Marsciano per un progetto sull’infanzia da cui speriamo di poter risorgere».

 

 

 

 

 

 

 

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