Stefano Mahanna suona e incanta

Torna ad emozionare l'organo della chiesa di San Giuseppe Artigiano di Foligno

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di Stefano Ragni – Il festival Omaggio all’Umbria torna a far risuonare della sua musica le ampie crociere della chiesa di San Giuseppe Artigiano di Foligno.

E lo fa con un grandissimo, giovane artista, che lega il suo nome a un evento molto importante, qual è il ripristino dell’organo Giustozzi, insigne monumento sonoro che orna il transetto di un manufatto importante per le qualità acustiche e veramente imponente per le sue dimensioni visive.
Cosa di cui aveva certamente tenuto conto l’architetto Antonelli quando costruì questo edificio per il culto che oggi ha anche una sua valenza storica nell’arredo urbano cittadino.

Laura Musella, che opera nella sua parrocchia con appuntamenti musicali di rilievo ha sfoderato il suo asso nella manica, l’impareggiabile, faunesco Stefano Mahanna, il multistrumentista che non finisce di stupire per le sue doti funamboliche.

Anche stavolta col suo violino e con la tastiera dell’organo. Ed è su questo Giustozzi d’epoca che si è avventata la sua furia di esecutore, usando il grimaldello della sua inventiva riproduttiva su uno strumento che non chiedeva altro che di essere domato da mani e piedi magistrali.

Soprattutto dopo che esce dal restauro di Claudio Pinchi, uno dei più giovani esponenti della dinastia di organari folignati. Stirpe preziosa, che di padre in figlio, ha rinnovato i fasti storici della famiglia Fedeli, maestri d’organo che operarono sin dal XVII secolo in una città non seconda a nessuno in fatto di innovazioni e di tecnologia.

Ora, con i polmoni aperti a nuovo respiro, il Giustozzi, ieri pomeriggio, domenica 19, ha fatto sentire di cosa sia capace il suo canneggio. Una operazione, quella della rivilitalizzazione dello strumento, che non poteva non vedere coinvolto in prima persona il parroco, padre Antonio Fierro, religioso dehoniano, sacerdote della “spiritualità riparata”, membro della Congregazione del sacro Cuore di Gesù.

Alla sua attività pastorale si legano le recenti offerte formative per i giovani, l’istituzione di un coro di voci bianche, e la messa in atto di corsi di teatro e di danza. Qualcosa che continua a fare della parrocchia di san Giuseppe un centro di irradiazione di forme d’arte messe a disposizione della crescita umana della comunità.

Con un ciclone scatenato come il poco più che ventenne Mahanna c’era soltanto da seguire le sue stupefacenti proposte. A cominciare proprio dal Giustozzi che sembrava ricevere un nuovo impulso dalle frementi versioni delle due Toccate di Bach, tra cui la celeberrima in re minore, e dalla esposizione di preludi corali, tra cui quello della Cantata 147, “Gesù mia gioia”.

Quando è la volta del violino comincia il solito passeggio tra il pubblico che una delle prerogative del giovane romano, Tanto disinvolto nelle sue acrobatiche esibizioni da sfidare anche la forza di gravità, fisico dinoccolato, sorriso birichino, quando distribuisce tra le file degli ascoltatori le alchimie di Paganini, che siano i Capricci, le variazioni sulla Bella Molinara o il “God save the King” deformato dalla astuzia del grande genovese sino a farne una sorta di guerra stellare tra arco e corde, con le dita pronte a schioccare pizzicati da sussulto.

Non si sa come faccia Mahanna a suonare in maniera così fantastica: una personalità inquietante, la sua, così giovane e così dotato, da invocare i numi della neuro genetica. Per chi lo ascolta c’è solo il piacere di una intonazione assoluta, e lo sbigottimento di fronte a suoni flautati e armonici che cascano come stelle filanti.

Il prodigioso schermo montato da papà Elia consente a tutti di seguire l’esecutore, sia che sieda di lato all’organo, sia che si muova in sala. La telecamera lo riproduce in un gioco di immagini che coinvolge anche chi è seduto sulle panche. Spettacolo nello spettacolo per vere e proprie sedute terapeutiche dell’anima e della mente.

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