Musica e poesia per gli 87 anni di Franco Venanti

Il Maestro perugino celebrato a Palazzo della Penna

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di Stefano Ragni

Difficile augurare a qualcuno un compleanno migliore. Un pianista che viene da Madrid, una batteria di poeti che scrivono per te e una miriade di amici che occupano la sala di Apollo di Palazzo della Penna e debordano nella stanza attigua.
Franco Venanti ha celebrato in maniera sontuosa i suoi ottantasette anni in un tripudio di affetto e di riconoscimenti.

Franco Venanti e l’assessore Maria Teresa Severini

Ieri pomeriggio, 6 novembre, si è consumato l’omaggio a uno dei più fervidi artisti perugini, all’immaginifico, all’entropico, all’ariostesco pittore che ha esposto ovunque, con personali di successo e presenze nei migliori musei di arte contemporanea.
Un figurativo, un eclettico, un ricamatore di sogni e di fantasie.

Tutto giusto per un artista che è un onore per la città che lo condivide, ma anche un valore nel mondo esterno, come testimonia l’onoreficienza di Grande Ufficiale della Repubblica che Franco non sfodera, ma che c’è comunque. Ora si chiede solo una mostra antologica che racchiuda il risultato di una vita

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Ieri ci siamo accontentati di un concerto che ha accarezzato la tinta leggiadra e vaporosa delle sue tele migliori, quelle che fantasticano su donne, uomini, paesaggi e interni con un segno inconfondibile, una grafia minuta da grande scrutatore della realtà, uno che potrebbe andare a braccetto con Socrate e con Satie.

Un pianista madrileno, Josuè Bonnin de Gongora è venuto a palazzo della Penna per suonare le sue musiche, soprattutto quelle ispirate alle opere di Venanti esposte tempo fa a Madrid.
E infatti la più parte degli otto pezzi che Gongora ha suonato fanno parte di una Suite Venanti, scritta in tempi recenti in una singolare sinergia tra dimensione acustica e immagine.

Musica ridondante, piena di sentimento, smodata quasi nella sua voracità di catturare l’emozione dell’immagine figurativa per farne una pagina sonora. Si sono così ascoltate Evocation, Poesia n. 9, Autunno Trasimeno, i tre titoli più significativamente legati al pennello di Venanti.

Ma per un artista che ha inciso profondamente anche nella vita cittadina con una militanza costante, vigile, polemicamente costruttiva, soprattutto con il suo circolo Bonazzi, un cenacolo di spiriti liberi, non poteva mancare anche l’ossequio della poesia, cosa che è avvenuta ad opera di amici italiani e spagnoli.

Il primo di questi omaggi è venuto da Ilia Galan, un professore universitario spagnolo, ospite più volte dell’ateneo di Palazzo Gallenga. Ancora spagnolo era il sonetto inviato da Eduardo Rodriguez y Hernandez, cattedratico madrileno della Complutense, ma amico di gioventù di Venanti quando era ancora lettore di spagnolo nell’Università di Perugia. Lo ha letto per noi Giovanna Scalia.

E’ stata poi la volta del padovano Alessandro Spoldoro, con una sua lirica e di Maria Rosaria Luzi, della quale ci piace riportare un paio di versi:

“Sempre hai esplorato il mondo
con i tuoi gesti fissi
sull’impegno, sulla tua opera,
su agoniche memorie,
sfogliando il libro della storia
e sei stato catturato
persino da un albero
una mattina di primavera radiosa”

Ha chiuso la sezione dei tributi prosastici una studentessa cinese, Giuliana, pupilla di Venanti e sua attenta collaboratrice.

Di nuovo Gongora in pista, con le sue creazioni:
Il giardino di Paolina, Nostalgia d’amore e un Frammento di un Concerto per pianoforte e orchestra, un do minore fragoroso e affermativo.

Si finisce la serata con la consapevolezza che, una volta tanto, un vero artista è stato celebrato e riconosciuto per i suoi meriti.

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