La storia della Banda Comunale di Perugia

Presentato a Torgiano il libro di Antonio Mencarelli

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di Stefano Ragni – Doveva essere  la semplice presentazione  del volume che Antonio Mencarelli  ha dedicato alla storia della banda comunale di Perugia, ma nel coro dell’esposizione i frequenti interventi del pubblico hanno convinto lo studioso ad aprire anche lo scrigno delle sue ricerche sulla banda di Torgiano.
Venerdì pomeriggio, per la festa dell’Immacolata  è tutto cominciato come di prammatica.
Mencarelli, dopo la presentazione del presidente della Filarmonica Scarponi, Attilio Gambacorta, ha iniziato la sua esposizione, come sempre ricca di documentazione e di riferimenti storici e scientifici di rilievo.
Sotto gli occhi degli ascoltatori raccolti nella sala Sant’Antonio si è snodato il racconto di una bella istituzione che per quasi cento anni ha onorato il capoluogo umbro, proponendosi come agente culturale di una diffusione della musica che, per molti, era anche una alfabetizzazione.

Dal 1845, per quasi un secolo, la formazione a fiati di cui si ornavano le attività spettacolari dell’amministrazione perugina, ha svolto il suo compito di fare conoscere al pubblico dei giardinetti, luogo in cui veniva montato il palco per le esecuzioni, le novità che maturavano nel coevo melodramma: da Cherubini, a Rossini Mercadante, Verdi, fino a Wagner, Boito e Puccini è stato un torrente di musica che ha allietato la passeggiata festiva dei cittadini.
Superata con una certa difficoltà la strettoia della Grande Guerra, con le file dei musicanti decimate dalla coscrizione,  Mencarelli ha parlato poi dell’età fascista, prodiga di attenzioni alla banda con la creazione dei suoi Dopolavoro. La mazzata del secondo conflitto mondiale ha inferto alla banda perugina il colpo fatale. Sciolta nel ’44 il complesso civico  ha subito anche la concorrenza della musica che veniva dall’America, con la conseguente nascita di orchestrine da ballo che hanno soppiantato il sussiegoso repertorio operistico-sinfonico della banda. Il trionfo del jazz ha segnato il punto di non ritorno di una istituzione messa da parte dalla evoluzione del gusto e delle mode di ascolto.
La testimonianza di Mencarelli, sottolineata da un intervento al pianoforte del giovane Riccardo Gambacorta, veniva seguita dal pubblico con molta attenzione. Poi, a un certo punto un ascoltatore ha chiesto: e a Torgiano?

Con un colpo magistrale Mencarelli, come se si aspettasse questa domanda,  ha tirato fuori un foglietto di appunti e ha cominciato a elencare dati sorprendenti. La Filarmonica torgianese, attiva sin dal 1859, nel 1909 festeggiava il suo primo mezzo secolo con un concerto diretto dal maestro Casetti, che era il responsabile della banda perugina. E Mencerelli, tanto per fornire un saggio delle sue ricerche  parlava del compianto e dello sconcerto che creò il pensionamento di uno dei più validi suonatori torgianesi, Tarquinio Cicala solista di flicorno tenore. A questo punto Giorgio Faina, anche lui flicornista della Filarmonica Scarponi, ha esposto la sua personale testimonianza e il ricordo di volti e figure del passato legate a un complesso musicale che affondava le sue radici nel tessuto umano  della piccola città che non era ancora la raffinata enclave del vino più prezioso.

Di lì è stato un coro di interventi dei presenti, ognuno con la sua storia personale. Ha cominciato Vincenzo Mencaroni che ha elencato i musicisti da parte del ramo  materno. E sono volati i nomi di Leonello e Aniceto Rapetti, di Filino Verducci, del clarinettista Piero Cicala, del bassista Antonio Ricci, detto Brustolone, di Gastone Calderari e Vincenzo Regnini. Come dire che nella vecchia filarmonica torgianese suonava quasi tutto il paese, anche  Cencio Scarponi, nome fatale che richiama la figura le giovane Ciro, il clarinettista che, dopo l’iniziale formazione bandistica, andò a studiare a Perugia, al Morlacchi, per diventare il protagonista di tante cronache musicali del Novecento. Qualcuno ha poi ricordato  come il presidente della banda torgianese fosse il senatore Manganelli, poi anche podestà di Palermo.

Oggi la rinata Filarmonica, curata con amore e dedizione da Giovanni Cecchetti, ha rispolverato quella vecchia storia, e con l’incremento della presidenza Gambacorta, si è presa a cuore la rinascita di una tradizione che è, soprattutto, una via verso la cultura imboccata  con convinzione e volontà. Ne fa fede il cartellone di “Torgiano in musica”, sedici concerti fino a giugno, tutti realizzati con la partecipazione  di musicisti che offriranno la loro prestazione a titolo di gratuità, nell’intento di onorare e ricordare il compianto Ciro Scarponi a cui, in settembre, l’amministrazione comunale h dedicato la piazza di palazzo Malizia.

Tirato il ballo, il vicesindaco Enzo Morbidini sale sul palco e impugna il microfono per ricordare la parte positiva che fa il Comune di Torgiano. Ma chi si sta leccando i baffi è proprio l’ospite, Mencarelli. Coi suoi foglietti in mano sembra già che abbia avviato una ricerca che potrebbe portare a configurare un vero e proprio volume  sulla vecchia Filarmonica torgianese. Perchè la storia di ieri diventi anche la storia di domani.

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