Concerto di Natale alla Stranieri

Ha cantato il coro Voci dal Mondo

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Una formazione così sulla pedana dell’aula magna dell’Università per Stranieri non la si era mai vista. Quarantasei cantori di tutto il mondo sotto i busti di Leonardo e di Dante. A confermare, se mai ancor occorresse, la centralità di Palazzo Gallenga nelle trame del mondo civile.

Ieri sera, di fronte a una sala gremita come per le grandi manifestazioni “honoris causa”, il coro dell’ateneo internazionale ha saputo indossare le sue vesti migliori, unendo, nell’abbraccio del pubblico, la voglia di sentirsi felici, sia chi cantava sia chi ascoltava.

L’istruttore del coro, il maestro Alberto Bustos ha così potuto sfoderare le sue energie migliori in un programma che ha ribadito la sua capacità di coinvolgere e di far cantare concordi studenti di tutte le età e di tutte le provenienze. Nelle sue parole di ringraziamento era contenuta sia la gioia di aver lavorato più di un mese alla realizzazione del concerto, sia il rammarico di sapere che, tra pochi giorni, questo magnifico polmone sarà smantellato, e, dopo gli esami, ognuno tornerà a casa sua e qui si dovrò ricominciare daccapo.

Ma questo degli arrivi, della conoscenza e del distacco è il rito antico di Palazzo Gallenga. Chi se ne va, si porta nel cuore una fetta dei mesi passati in queste aule, e, magari anche l’impressione di aver goduto di impressioni uniche e indelebili.

Nel ringraziamento che il direttore del Dipartimento, la professoressa Giovanna Zaganelli ha rivolto a Bustos e ai suoi ragazzi, c’era tutto il compiacimento per il compimento di un percorso formativo che ha fatto dell’attività corale un momento importante nell’implementare risorse umane, didattiche e formative. Il meglio della comunicazione che la musica sa riservare a coloro che la amano e la coltivano.

Per la sezione AGiMus che sostiene la sua quarantunesima stagione a palazzo Gallenga, la presenza del presidente nazionale, Salvatore Silivestro, è la migliore garanzia per sostenere un impegno per il futuro che è anche un impatto con le difficoltà sempre maggiori che incontra chi punta sulla cultura musicale in un contesto nazionale distratto da ben altre urgenze.

Ma per una sera è stato bello rinnovare la magia di un’attesa per una data che rimuove con la sua musica anche le coscienze più inaridite. Difficile resistere alla seduzione celestiale di quel Stille Nacht, che noi italiani pronunciamo “Astro del ciel”. La nenia del vecchio Gruber, un musicista di chiesa in un villaggio nei pressi di Salisburgo nacque per voci e chitarra, dato che i topi si erano mangiati i mantici dell’organo. Sarà leggenda, ma c’è tanto presepe e tanti fiocchi di neve, in qualunque lingua la si intoni. Così per “Tu scendi dalle stelle” di sant’Alfonso de Liguori, che ancora plana da lontano in una note siderale che tutti vorremmo fatata e irripetibile.

Adeste fidels” e “Bianco Natal” completavano la silloge delle melodie tradizionali, ma Bustos è musicista troppo accorto e informato per fermarsi qui. Ed ecco, presentati ognuno da uno dei componenti del coro gli altri pezzi, dal polacco “Jesef Swinder” il Kirye della Missa Jazz di Chilcott, al Santa Klaus di Gilliepie-Coot, al finale canto in lingua basca “Josu elberdin”.

In mezzo ci sono anche due inserti solisti, il Mascagni di Yukiko Takemasa e il Bach-Gounod di Gustavo Perazzo, un brasiliano alla sua prima prova vocale. Ambedue sorretti al pianoforte da Jin Young Ko.

Stefano Ragni

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